L'Islanda è una delle nazioni più a Nord del mondo, una nazione dai molti aspetti contrastanti, deserti, ghiacci, cascate... Una terra che ultimamente ha avuto un boom notevole nel turismo e anche, in piccola parte, nel settore ciclistico.
È possibile quindi andare in Islanda in bicicletta?
A questa domanda ho risposto con cinque viaggi in bicicletta (su quindici viaggi in Islanda totali... si, mi piace molto).
[edit: al 2025 7 in bicicletta su 20... lo so, sono un po' fissato]
Di seguito aggiornerò, tempo permettendo, delle tappe di questi viaggi con alcune informazioni che spero possano essere utili sia ad un potenziale cicloviaggiatore e sia magari ad una persona che, con un po' meno spirito masochistico, abbia l'intento di visitare l'isola con mezzi più tradizionali.
Potrà essere una scelta assurda andare in Islanda in bicicletta, vento, freddo, vulcani, sterne artiche arrabbiate, cavalli invadenti... vero che non è come passeggiare sul Ticino, e questo lo ribadirò più volte, ma alla fine non è nemmeno un'impresa da ironman, basta conoscere i luoghi e soprattutto conoscere se stessi.
Premetto subito, mi piace andare in bicicletta, ma non sono più di un cicloviaggiatore inventato che spesso tende ad improvvisare strada facendo. Non sono da programma dettagliato e rigido da seguire giorno per giorno, ma so solo dove vorrei andare e mi adatto per raggiungere lo scopo. Mi piace fotografare, e questo complica le cose... le mie tappe talvolta sono condizionate dal desiderio di arrivare in un determinato luogo ad una determinata ora... questo può comportare tappe molto brevi, come altre volte mi costringe (costringo) a vere e proprie tappone al limite della logica e dello sforzo fisico.
Così mi piace fare, ma ovviamente non lo consiglio come abitudine da prendere. Perciò gli itinerari proposti sono stati armonizzati, magari spostanto il pernottamento al paese successivo dove so esserci un campeggio (che pagari avevo usato in un'altra follia) in modo da regolare le tappe in maniera meno scellerata.
L'Islanda è grande pressappoco due volte la Svizzera, con una popolazione di una cittadina concentrata quasi totalmente nell'area urbana di Reykjavik e Keflavik (sede dell'Aeroporto). Il resto è un susseguirsi di ambienti estremamente differenti tra di loro costellati di piccoli insediamenti e zone totalmente disabitate.
Ad oggi (maggio 2025) sono stato in islanda 20 volte, di cui 7 in bicicletta. tutto quello che scriverò qua e nelle pagine collegate è frutto di queste esperienze... ma non indugiamo e partiamo! Prima ma prima di parlare della biciletta in Islanda, vediamo come portarla in aereo
A grandi linee possiamo suddividere l'islanda in 3 macrozone:
Si tratta della costa che cinge l'isola (ad eccezione dei fordi del Nord-Ovest) e percorsa dalla strada 1 la Hringvegur, è la zona più frequentata, soprattutto a Sud e dove si trovano i maggiori centri abitati. La strada è dal 2019 totalmente asfaltata e tocca un gran numero di luoghi famosi dell'Isola.
Tanti tra chi decide di affrontare l'Islanda in bicicletta opta per questa soluzione. Personalmente la considero, dal punto di vista ciclistico, una strada a tratti non facile, stretta e in parte molto trafficata da gente troppo spesso poco rispettosa dei limiti di velocità (90Km/h) impegnati a correre per rispettare la strettissima tabella di marcia. Le zone più critiche sono quelle soprattutto verso la capitale, la tratta Reykjavik, Selfoss ed in minore quantità fino a Hvolsvöllur e Reykjavik - Borgarnes (tranne la variante che evita il tunnell). Mentre molto più godibile è la tratta dell'Est, da Höfn a Egilsstaðir. A Nord-Est invece la Ringroad passa nella zona centrale, lasciando un'interessante variante pochissimo trafficata che da Vopnafjörður porta a Húsavík.
Ovviamente il ring è assolutamente percorribile, soprattutto se si arriva dall'Italia con l'abitudine alle nostre strade, ma come consiglio personale se avete la volontà di entrare nell'interno fatelo, non ve ne pentirete!
Includo come ring anche la pensola Snæfellsnes in quanto, anche se non percorsa dalla strada 1, è una variante con caratteristiche simili, molto consigliata e con mento traffico.
Le zone costiere si diversificano in regioni:
Il Central Highland racchiude tutte le zone interne montuose e i deserti centrali. Questa zona è l'area non glaciale disabitata più estesa d'Europa. Forse fanno un po' impressione, ma sono davvero meravigliose. Percorse dalle famose F-Roads (di cui parlerò poi) sono molto meno frequentate del ring e soprattutto hanno velocità medie di percorrenza assai più basse (anche per le bici però!). Il viaggio attraverso l'highland è un viaggio che permette di osare ancora il termine "avventura". La solitudine ancora si percepisce e non esistono molte comodità. Le strade possono essere belle, brutte, ripide, si presentano guadi anche impegnativi e tratti potenzialmente innevati.
Ma i luoghi che si raggiungono sono di una bellezza unca e vale dieci volte la fatica fatta.
L'Highland è attraversato da due strade principali, la 35 (ex F35), Kjalvegur che attraversa l'altopiano del kjölur e la F26, Sprengisandur, più orientale, la più lunga e impegnativa.
Queste strade sono di antica frequentazione, anche se nel 1800 sono state quasi totalmente dimenticate a causa dei numerosi incidenti dovuti alle repentine mutazioni del meteo e da cause più o meno ignote che hanno alimentato leggende e supertizioni che narrano di fantasmi che tengono agguati ai viaggiatori.
Ci sono luoghi, come il Landmannalaugar, Kerlingarfjoll, Laki, Askja.... che sono semplicemente incredibili e sono davvero ciò che considero l'andare in Islanda in bicicletta.
I Westfjords sono un mondo a sé stante. Isolati dal resto dell'Islanda sono meno frequentati a causa della scomodità di accesso che per la scarsità di luoghi particolarmente famosi che possono attrarre i turisti.
Purtroppo nei miei viaggi non sono ancora riuscito a visitarli in maniera totale, quindi le informazioni che riporterò saranno concentrate nella zona meridionale che comunque presenta luoghi e percorsi di grande interesse.
Come detto non ci sono tanti luoghi famosi quando le cascate del Sud o i vulcani. A far da padrone sono gli scenari selvaggi che si incontreranno viaggiando sulle strade, generaente non asfaltate, su e giù per i frequenti passi montani.
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